Siamo nel 2020, eppure, per le persone che pongono in essere scelte alimentari diverse dalla massa come quella di non mangiare carne o eliminare tutti gli alimenti di origine animale, spesso non hanno vita facile. Con questa personale condivisione di un’esperienza di viaggio, desidero portare l’attenzione su questo tema.

Scelte alimentari

Sono sempre di più le persone che scelgono di non mangiare carne, pesce e derivati animali. Le ragioni possono essere di matrice etica, ambientale oppure di salute. Ed è giusto che ognuno ponga in essere, per sé stesso, le scelte che ritiene più adeguate alla propria persona.

L’approccio più rispettoso in assoluto dovrebbe essere quello di porsi al di fuori del giudizio delle scelte di terzi, eppure nella società post-moderna in cui viviamo, il giudizio è generalmente alla base delle relazioni interpersonali. E questo è un dato di fatto.

Molte persone scelgono di non mangiare carne, molte altre, invece, non hanno modo o intenzione di eliminarla dalla propria dieta. Da un punto di vista ambientale, l’unico punto che mi sento di sollevare è di porre attenzione alla provenienza degli alimenti di cui ci si nutre (come regola generale, sia per la carne e i suoi derivati, che per i vegetali) di modo da contribuire in maniera consapevole alla riduzione dell’impatto ambientale.

Scegliere carne proveniente da un’azienda agricola etica è sicuramente preferibile (anche per un discorso qualitativo oltre che ambientale) rispetto all’acquisto di prodotti da allevamenti intensivi.

Così come prediligere frutta di stagione e locale è meno impattante e qualitativamente preferibile rispetto al consumo di alimenti fuori stagione che, magari, provengono da oltreoceano.

Tradizioni locali

Poste queste doverose premesse, arrivo al cuore della mia esperienza.

Un viaggio in Italia: da Milano alla Puglia, scendendo per la costa tirrenica e risalendo da quella adriatica.

Non amo le etichette: non mi definisco né vegetariana, né vegana. Spesso mangio vegano, generalmente vegetariano. Semplicemente mi ritengo una persona che cerca di essere consapevole in relazione ai propri consumi. Solo la carne è del tutto bandita dalla mia alimentazione, principalmente per una questione etica.

Tuttavia sono una grande sostenitrice delle tradizioni culinarie locali, parte integrante della cultura di un posto. Dalla Toscana all’Abruzzo, in quasi tutte le regioni in cui ho soggiornato per me è stato difficilissimo mangiare vegetariano.

Le tradizioni sono importanti da mantenere, quello che mi sarebbe piaciuto esperire è – quantomeno – avere una scelta un po’ più ampia anche per tutte quelle persone che, come me, scelgono di non mangiare carne rispetto ai contorni o alla pasta al sugo.

Le mie peripezie

Molti degli esilaranti episodi di cui sono stata protagonista in viaggio sono stati un’ottimo spunto di riflessione per comprendere a che punto siamo, da un punto di vista culturale, sul discorso carne.

“Buongiorno, non mangio carne…”
“Oh no, poverina, mi dispiace..”

Personalmente, per me non mangiare carne è una scelta e mi rende felice. Come io rispetto le scelte alimentari altrui, apprezzerei che anche i miei interlocutori si astenessero dall’esprimere giudizi sulle mie scelte. Poi, naturalmente, sono più che desiderosa di confrontarmi – in maniera educata e costruttiva – sui perché delle scelte e sulle motivazioni che sottendono determinate decisioni. Ma il confronto è una cosa, il giudizio è un’altra. Sentirmi giudicata da terzi per la scelta di non mangiare carne, nel 2020 in un paese che si definisce libero, mi rende un po’ triste.

“Guardi, non mangio carne…”
” Non si preoccupi, ci metto solo il guanciale”

Questo fa molto ridere eppure accade e anche spesso. “Non preoccuparti metto solo del pollo” oppure ” Si si ma non c’è carne, è solo prosciutto”. Soprattutto per le generazioni più attempate, ho notato che esiste una distinzione tra “la carne” intesa come fetta di carne e tutto il resto della carne (ovvero pollo, salumi e affettati etc..). Ancora una volta, nel 2020, soprattutto chi lavora nella ristorazione, mi aspetterei che fosse in grado di inglobare nel concetto di “carne” tutto ciò che deriva dalla macellazione di un animale. Scrivo queste righe col sorriso da un lato e con un po’ di amarezza dall’altro, nel constatare quanta poca consapevolezza alimentare ancora esista.

“Ecco, non mangio carne…”
“E che le diamo, l’erba?”

Come se la carne fosse l’unico alimento commestibile sulla faccia del pianeta. Esiste un universo di cibi che è possibile cucinare e consumare all’infuori della carne: un’infinita varietà di verdure, legumi, cereali. E’ possibile star bene e nutrirsi in maniera adeguata anche senza cibarsi di carne. Questo non significa che tutti lo debbano fare: dovrebbe significare piuttosto che, vista la grande varietà di cibi che ci è offerta dalla terra, ognuno dovrebbe essere libero di scegliere in che maniera alimentarsi. E se io scelgo di non cibarmi di carne, poiché non ledo né intacco la sfera personale del mio interlocutore, ho il diritto di non essere giudicata.

“Senta, non mangio carne”
“Tranquilla ci sono i contorni. Oppure una pasta al sugo”.

Ecco, qui il punto a cui volevo arrivare. Nella metà dei posti in cui ho palesato la mia scelta di non mangiare carne ho mangiato pasta al sugo oppure contorni. Quello che mi auspicherei, visto che ormai siamo nel 2020, è che chi sceglie di non mangiare carne possa avere qualche possibilità di scelta in più, nelle ristorazioni locali, rispetto ai “contorni” o “la pasta al sugo”. Senza nulla togliere alle tradizioni locali, senza nulla togliere ai piatti tipici di una regione o di una città. Semplicemente, magari, un filo di elasticità in più con una o due possibilità in più che non coinvolgano la carne, per tutte quelle persone che – come me – hanno scelto di non mangiarne più

Perché questa condivisione?

Il motivo principale di questo post, in tutta onestà, è stata la necessità di condividere il mio stupore nel constatare che da non mangiatrice di carne, in un paese rinomato per il proprio eccellente livello culinario, sia stato tragicomico cercare di mangiare vegetariano. Ma non solo.

Mi è capitato di scambiare alcune parole con persone generalmente abbastanza giovani, ma non solo, che hanno palesato il loro desiderio di non mangiare carne ma – nelle occasioni sociali – spesso vengono prese in giro. Quando accadeva a me, non mi è mai importato molto: tant’è che le persone, dopo un po’, si sono annoiate di prendermi in giro. Eppure mi rendo conto che per alcune personalità possa essere più pesante sentirsi gli occhi puntati addosso.

Sentirsi giudicati per le proprie scelte non è mai piacevole. Soprattutto se le proprie scelte non ledono i diritti o la salute di nessuno, ma sono semplicemente affar nostro.

Quello che mi auspico – oltre ad un aumento di persone che scelgono di ridurre o eliminare il consumo di carne – è che le nuove generazioni pian piano riusciranno a porsi al di fuori da un’ottica di giudizio, facendosi sostenitori di qualcosa di cui si parla tanto ma che si trova poco in giro: la libertà di scelta.

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