Il nostro viaggio è stato denso di incontri: abbiamo visitato tanti luoghi e incontrato persone e animali di ogni genere. Arrivati alla fine, una delle tappe che mi ha portato a fare alcune riflessioni in maniera concreta è stata proprio quella in mezzo al niente.

Red Dog Camping a Benifallet

Vista dalla nostra tenda

Sul ritorno verso l’Italia ci è capitato di fermarci sulle montane presso il fiume Ebro, nei pressi di Benifallet: Alex e Johanna sono due ragazze polacche che, dopo essersi casualmente innamorate della zona durante un viaggio, hanno deciso di trasferircisi. Vivono in un rustico senza acqua corrente né elettricità ed affittano posti letto nelle grandi tende da campeggio che hanno installato sul loro terreno, tra un ulivo e l’altro.
Le tende sono provviste di letti, coperte e cuscini, all’aperto è allestita una toilette ed una doccia che – eventualmente – si può riscaldare (d’estate è abbastanza caldo per lavarsi a temperatura ambiente) e per la maggior parte del cibo, seppur non tutto, sono autonome. Hanno piante da frutto e verdura. E conoscendole trasmettono davvero molta serenità.

Hanno deciso di voler vivere proprio lì, a contatto con la natura, e si sono impegnate per farlo. E la cosa divertente è che entrambe parlano pochissimo spagnolo.
Ogni tanto, camminando, abbiamo rischiato di farci male sui sassi dei gradini posti nei dislivelli del loro terreno: Alex ci ha raccontato che il suo nipotino ha un lieve autismo per cui, quando le va a trovare, sposta i sassi per cercare ed osservare vermi e insetti di cui è appassionato. L’illuminazione funziona a pannelli solari (ah, le energie rinnovabili sulle quali ancora non abbiamo capito che bisogna investire…) quindi anche di notte non esiste il problema delle luci, né quello della bolletta troppo salata.

Considerazioni sul concetto di “bisogno”

Insomma, durante questi giorni in cui ho letto e studiato, passeggiato scalza tra gli ulivi e contemplato il paesaggio mozzafiato, annusato i fiori e le piante e, naturalmente, giocato con i cani di Alex e Johanna, ho avuto modo di riflettere su quanta importanza diamo, nelle nostre vite, ad alcuni beni che in realtà non apportano alcun valore aggiunto alla qualità della nostra vita. Anzi, addirittura talvolta la complicano.

Personalmente, non penso che sarei in grado di vivere in un rudere senza elettricità, a 6km dal primo villaggio (che però si percorrono in 30 minuti per via del dissesto della strada).
Tuttavia ho avuto modo di riflettere, in maniera un po’ più concreta ed approfondita, sull’eccesso di beni superflui che siamo indotti a considerare come essenziali alle nostre esistenze (i famosi “bisogni indotti ed irreali” di cui parlo sempre nei post su instagram e che ho approfondito in questo post) rispetto a quelle che sono le nostre esigenze reali per condurre una vita serena ed egualmente appagata.

Già da tempo, con le mie numerose imperfezioni, cerco di condurre uno stile di vita che abbia il minor impatto possibile sull’ambiente. Questi tre giorni e la conoscenza di Alex e Johanna mi hanno profondamente stimolato a decidermi ad impegnarmi, ancora di più e sin da subito, nel selezionare i miei bisogni e le mie necessità, con l’intenzione di discernere quali siano reali e quali indotte quindi non affatto necessaria.
L’obbiettivo è quello di investire le mie risorse, di tempo e denaro, il più possibile in persone ed esperienze poiché sono queste le cose che ci arricchiscono, non certo gli oggetti.
Mia mamma lo diceva sempre prima di andarsene, che “le bare non hanno tasche”: è altro quello che conta nella vita .

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