Mi è stato spesso domandato come mai mi stia così tanto e fortemente a cuore l’ambiente e la sua tutela. Ho quindi deciso di condividere la mia personale esperienza, nella speranza che riesca a trasmettere l’importanza di prendersi cura del luogo in cui viviamo e a smuovere delle coscienze.
Il mio cambiamento personale
Ho sempre avuto la tendenza alla cura e al rispetto dell’ambiente, una cose tra tante altre a cui tenevo. Il giro di boa che mi ha portato a erigere l’ecologismo a un vero e proprio pilastro della mia vita è avvenuto due anni fa all’esito di un lutto. Mia madre conduceva una vita sana, senza bere né fumare, praticando attività fisica e mangiando sano – per quanto sia possibile in città – e la patologia non aveva origini genetiche. Nonostante ciò, è morta a 58 anni per una malattia che si è rivelata incurabile.
Perché una persona così attenta alla salute si è ugualmente ammalata? Non ho smesso di domandarmelo per molto tempo.
La conclusione a cui sono giunta è che, secondo me, tutti noi conduciamo – nonostante i nostri sforzi – una vita malsana.
Siamo immersi in aria inquinata, gli alimenti di cui ci cibiamo sono pieni di agenti chimici – dai pesticidi agli additivi e conservanti – e anche l’acqua che beviamo non è da meno.
E la colpa è nostra, come società, che non ci occupiamo adeguatamente di tutelare l’ambiente in cui viviamo. L’ambiente infatti, influisce inevitabilmente sulla nostra salute e qualità della vita.
Ho dunque deciso che avrei indirizzato il mio impegno nel sensibilizzare chi mi sta attorno a questi temi di modo da spingere gli individui, seppur nel loro piccolo, a contribuire alla tutela dell’ambiente.
Gli strumenti che ho a disposizione sono limitati: oltre a confrontarmi con amici e conoscenti e cercare di offrire il buon esempio da un punto di vista di consumi responsabili e cura dell’ambiente, utilizzo questo blog personale come strumento divulgativo di buone pratiche che possano essere di ispirazione, da un lato e, dall’altro, condividendo i rischi e i danni di una noncuranza dei luoghi in cui viviamo ogni giorno della nostra vita e che influiscono sulla nostra salute oltre che, a più ampio spettro, sulla nostra specie. I post che scrivo riportano sempre le fonti da cui reperisco le informazioni e i numeri, di modo da dare l’opportunità a chi ne avesse interesse, di approfondire certi temi.
I limiti della nostra cultura
Ho notato con rammarico che, a differenza di altre culture (ad esempio i popoli scandinavi) noi italiani presentiamo una tendenza a non curarci della cosa pubblica: lo Stato è infatti percepito come un’entità terza, altra dall’individuo, a cui unicamente spettano i compiti di tutela e a cui additare ogni responsabilità nel momento in cui qualcosa non ci va bene. Questo è un approccio – a mio personale avviso – deresponsabilizzante delle condotte di noi consociati.
Spesso mi capita di sentire “è tutta colpa della società”.
Ma chi è la società, se non l’insieme di tutti gli individui che la compongono?
Per questo motivo è indispensabile che, se si auspica genuinamente un cambiamento, ogni individuo inizi nel suo piccolo a cambiare e ad essere di esempio per le persone ad egli vicine.
E’ buffo pensare che ogni essere vivente abbia l’istinto alla conservazione della specie mentre l’essere umano sembri essere l’unico a non percepire questa esigenza. A lungo andare, infatti, sembra proprio che ci stiamo letteralmente distruggendo con le nostre stesse mani.
Il dovere all’ambientalismo
Sono giunta alla conclusione che l’essere ambientalisti, ovvero preoccuparsi della tutela dell’ambiente in cui viviamo e fare quanto in nostro potere per tutelarlo, sia un vero e proprio dovere di ogni consociato.
Si tende a pensare che i comportamenti di un singolo non facciano la differenza, ed è proprio lì l’errore secondo me, in quanto credo profondamente che il contributo di ogni singola persona sia fondamentale e determinante. E’ vero che le politiche ambientali dei governi dovrebbero cambiare, ma se questo non succede è dovere di ogni singolo individuo adoperarsi affinché questo avvenga.
Un esempio risiede nel modificare i consumi in maniera responsabile: l’offerta del mercato risponde alla domanda, dunque se la domanda del consumatore cambia (ad esempio non acquistando più beni in plastica monouso) anche l’offerta del mercato cambierà, necessariamente, per incontrare la domanda. Il mercato ha lo scopo di trarre profitto, la sua produzione quindi andrà nella direzione che soddisfa la richiesta del consumatore e questo è uno strumento molto efficace nelle nostre
mani.
Ognuno nel suo piccolo può essere da esempio per gli altri comportandosi in maniera responsabile e consapevole. E coloro che traggono ispirazione da uno, a loro volta e nel loro piccolo, saranno ad esempio per altre persone e così via.
E’ comodo nascondersi dietro al fatto che “gli altri però non si curano dell’ambiente, non posso essere l’unico”: penso che sia un atteggiamento paragonabile al nascondersi dietro ad un filo d’erba.
Questo è ciò in cui credo fortemente: tutelare l’ambiente in cui viviamo, non mossi da un superficiale ed inconsapevole buonismo, ma perché tutelando l’ambiente tuteliamo noi stessi e la nostra qualità di vita.
E anche se a volte pensiamo che sia faticoso comportarsi in maniera responsabile quando la maggior parte degli individui è incurante, in realtà dobbiamo essere consapevoli che il nostro apporto è fondamentale. E anche se solo poche coscienze verranno risvegliate e ispirate, è già un traguardo e un primo passo verso il cambiamento.
Per percorrere lunghe distanze, infatti, si fa un passo alla volta: si inizia con un piccolo passo a cui ne segue un altro e così via, fino al cambiamento.
