Il problema della plastica è molto più ampio di quanto possiamo pensare: i rifiuti plastici inquinano e non si biodegradano, uccidono le specie marine alterando l’ecosistema e – purtroppo – molto altro. Quando iniziano a degradarsi in pezzettini sempre più piccoli (microplastiche o nanoplastiche) catturano tossine che, di pesce in pesce, arrivano fino a noi: ancora una volta ci avveleniamo coi nostri stessi rifiuti.
Andiamo con ordine: la plastica è un materiale indistruttibile. Si biodegrada veramente in addirittura 500 anni? No, la plastica non si biodegrada mai.
Cosa vuol dire biodegradabile: affinché un composto possa essere considerato tale, è necessario che in natura esista un batterio in grado di decomporre il materiale, dopodiché l’elemento viene assorbito completamente nel terreno. Per la plastica questo non avviene. La plastica infatti si degrada, ovvero – negli anni, molti anni – si frammenta in pezzi di plastica sempre più piccoli che però rimangono sempre plastici da un punto di vista di composizione, ma non si biodegrada mai.
Esiste il riciclo fortunatamente: si, ma per la plastica il riciclo non è e non può essere una risposta adeguata. Infatti è minima la percentuale di plastica di fatto riciclata, rispetto alle enormi quantità prodotte dall’uomo. Plastica riciclata a parte, dunque, il restante dove finisce?
Alcuni rifiuti vengono smaltiti a mezzo di inceneritori, che attraverso la combustione di rifiuti producono tonnellate di CO2, uno dei principali gas responsabili del riscaldamento globale. Tutto il resto finisce ad inquinare il suolo e, fondamentalmente, in mare sia in maniera diretta che indiretta (fiumi, scarichi, fognature e così via).
Le tipologie di rifiuti plastici

Di tutta la plastica che si deposita in mare, esistono due grandi categorie di rifiuti. Ci sono i rifiuti più grossi (bottiglie, contenitori di detersivi o saponi, sacchetti, accendini, coperture di cavi… ogni sorta di rifiuto) i quali letteralmente uccidono gli animali marini, o per soffocamento oppure perché questi animali, ingerendoli, provano un senso di sazietà tale per cui smettono di nutrirsi e muoiono di inedia.
E poi ci sono le microplastiche:di cosa stiamo parlando? Le microplastiche sono tutti i frammenti più piccoli in cui oggetti di plastica si degradano, vi sono pezzi più o meno grossi, fino ad arrivare a pezzi minuscoli.

Le microplastiche, inoltre, includono anche tutte le fibre che i capi di abbigliamento sintetici perdono durante i lavaggi e che, tramite lo scarico, finiscono nei corsi d’acqua. Le microsfere del dentifricio o quelle delle creme per lo scrub, per esempio – in effetti moltissimi cosmetici sono composti da microplastiche, così come anche i detriti degli pneumatici sul suolo.
Se desiderate approfondire l’argomento consiglio vivamente la lettura di SPAM Stop Plastica A Mare di Filippo Solibello, conduttore di Caterpillar su Rai Radio2 e promotore della campagna M’illumino di meno).
Le microplastiche, inoltre, includono anche tutte le fibre che i capi di abbigliamento sintetici perdono durante i lavaggi e che, tramite lo scarico, finiscono nei corsi d’acqua. Le microsfere del dentifricio o quelle delle creme per lo scrub, per esempio – in effetti moltissimi cosmetici sono composti da microplastiche, così come anche i detriti degli pneumatici sul suolo. Se volete approfondire l’argomento consiglio vivamente la lettura di SPAM Stop Plastica A Mare di Filippo Solibello, conduttore di Caterpillar su Rai Radio2 e promotore della campagna M’illumino di meno).
Perché sono così letali queste microplastiche?
La superficie delle microplastiche è in grado di catturare tutte le tossine provenienti dai consumi dell’uomo (dai saponi ai liquidi più tossici) presenti nelle acque.

Quando i pesci, finanche il plancton, ingeriscono queste microplastiche, oltre alle problematiche appena riportate, accade che le tossine intrappolate in queste microplastiche vengano assorbite dall’animale ed entrino in circolo nel suo organismo. Quindi il pesce più grande che nella catena alimentare si nutre di tanti pesciolini più piccoli, finirà con l’assorbire un numero molto più alto di tossine, e così via fino ad arrivare ai pesci nel nostro piatto, di cui ci nutriamo, e pertanto anche noi finiamo con ingerire tutte le tossine catturate dalle microplastiche finite a mare per i nostri scarti.
Questo passaggio viene descritto molto bene nel servizio delle iene in cui Mariasole Bianco, presidente dell’associazione Worldrise, spiega i meccanismi di assorbimento delle tossine presenti sulla superficie delle microplastiche da parte dei pesci.
Cosa possiamo fare, nel nostro piccolo, per contribuire alla tutela dell’ambiente?
Quando ho iniziato ad interessarmi all’argomento e fare delle piccole ricerche, mi sono resa conto che il problema della plastica ci tocca decisamente più da vicino di quanto percepiamo nell’immediato.
Comprendendo la questione delle microplastiche e delle tossine intrappolate sulla loro superficie, è forse più semplice capire perché il tema dell’inquinamento da plastica è qualcosa di cui non possiamo disinteressarci.
Ci nutriamo dei nostri rifiuti, respiriamo i nostri rifiuti. Per questo è fondamentale e di vitale importanza che ognuno di noi, seriamente, inizi a considerare in maniera concreta la necessità di cambiare radicalmente le proprie abitudini, scegliendo prodotti ecosostenibili, biodegradabili e che non impattino sull’ambiente.
Il ruolo del consumatore è cruciale: l’industria non produce beni che non siano suscettibili di acquisto, pertanto se la domanda dei consumatori in relazione agli acquisti cambia, anche l’offerta del mercato necessariamente cambierà, portando le aziende per necessità di profitto a produrre beni che il consumatore tenderà ad acquistare.
Abbiamo un potere enorme nelle nostre mani, ognuno di noi nel suo piccolo, ed è di vitale importanza usarlo e farlo da subito.
Evitare prodotti di plastica monouso, di acquistare beni imballati in plastica e prediligeteli sfusi o in cartone o altri materiali compostabili, usare shopper di stoffa e non buste di plastica, utilizzare prodotti per l’igiene personale privi di microplastiche e prediligere fibre naturali alle fibre sintetiche: sono tutte buone abitudini che è necessario adottare. Non rimane più molto tempo per modificare le sorti del pianeta e della specie umana. Ed ognuno, ogni singolo individuo, fa davvero la differenza.