I cambiamenti climatici e la drammatica situazione in cui si trova il pianeta oggi (o meglio, in cui l’uomo con le sue condotte ha ridotto il pianeta) è direttamente collegato alla nostra stessa sorte: se il pianeta si ammala anche gli abitanti della terra si ammalano e – inevitabilmente – presto o tardi uno per uno si estingueranno.
Mi sono recentemente imbattuta nel movimento Extintion Rebellion per cui ho deciso di approfondire come è nato e quali siano i suoi specifici scopi: personalmente non posso che condividere i principi ed i valori da cui il movimento sia mosso, nonché le modalità di lotta politica tramite lo strumento pacifico della disobbedienza civile. Per questo motivo ho ritenuto necessario condividere quanto ho appreso, nella speranza che – essendo qualcosa che coinvolge ognuno di noi, di ogni etnia, ogni religione, identità sessuale, credo politico o ceto sociale in quanto, volenti o nolenti, siamo tutti accomunati dal fatto di essere umani e di abitare tutti sullo stesso pianeta che stiamo, direttamente o indirettamente, letteralmente distruggendo.
L’importanza storica della disobbedienza civile
In una società è necessario che regole affinché siano rispettate, siano condivise dai consociati da un punto di vista di valori etici e sociali. Nel momento in cui le regole non rispecchiano più le necessità degli individui è giusto che siano messe in discussione: talvolta accade in maniera ordinata e naturale attraverso cambiamenti della classe politica dirigente (quindi eletta) altre volte ed in determinati contesti, il dissenso sfocia in ribellioni e sommosse con spesso epiloghi tragici.
Esiste anche, tuttavia, un ulteriore strumento non-violento per manifestare dissenso e raggiungere i propri obbiettivi che è la disobbedienza civile: una forma di lotta politica adottata da uno o più individui che consiste nella consapevole e pubblica violazione di specifiche norme profondamente percepite come ingiuste, rendendosi passibili delle relative sanzioni previste per via del comportamento considerato illecito. Se si considera, infatti, che lo Stato è funzionale alla tutela dei cittadini, che lo eleggono è uno specifico diritto e dovere dei cittadini di vigilare affinché non vi siano abusi di potere: in quest’ottica la disobbedienza civile diventa addirittura un dovere del cittadino.

A tal proposito consiglio vivamente la lettura del saggio di Henry David Thoreau del 1849 “Disobbedienza Civile”, uno dei primi testi ad averla teorizzata, il quale fu altresì fonte di ispirazione per le lotte civili non-violente di Gandhi, il quale affermava “noi cessiamo di collaborare coi nostri governanti quando le loro azioni ci sembrano ingiuste. Questa è la resistenza passiva”
Un esempio tutto Italiano è “L’obbedienza non è più una virtù” di Don Lorenzo Milani, che appoggiava l’obiezione di coscienza contro il servizio militare.
Citando Martin Luter King: “Ognuno ha la precisa responsabilità di disobbedire le leggi quando queste si rivelano ingiuste”
La disobbedienza civile di Extintion Rebellion
Partendo da questi presupposti, è nato nel 2018 un movimento socio-politico e non violento: “Extinction Rebellion” (XE abbreviato) che, ribellandosi all’estinzione delle speci sul pianeta (inclusa quella umana), al collasso ecologico ed ai cambiamenti climatici, ritiene necessario un immediato cambio di rotta nelle politiche ambientali e nelle abitudini di ogni cittadino del mondo.

Fondata nel Regno Unito da circa un centinaio di accademici che il 31 ottobre 2018 hanno firmato un invito all’azione.
Da quel momento diversi atti di disobbedienza civile sono stati compiuti a Londra: ad esempio tra il 15 ed il 25 aprile 2019 XR ha occupato quattro zone del centro di Londra (Oxford Circus, Marble Arch, Waterloo Bridge e l’area del Parlamento).
Secondo i dati riportati sul sito del movimento i numeri delle specie animali e vegetali che si estinguono quotidianamente è da capogiro, il clima in ogni parte del pianeta sta causando disastri spesso imprevedibili che uccidono centinaia di persone, le coltivazioni – nostro nutrimento – altresì risentono gravemente di questi cambiamenti. Ci siamo lentamente tirati la zappa sui piedi e ce ne stiamo accorgendo quando, forse, è troppo tardi.
E’ possibile invertire la rotta?
Uno dei maggiori ostacoli alla tutela dell’ambiente è l’enorme profitto che le grandi aziende e multinazionali traggono dalle proprie produzioni, noncurante dell’inquinamento che producono e dei territori che distruggono.
Secondo Extintion Rebellion esiste ancora un margine di speranza per salvare il pianeta e le forme di vite che lo popolano: nell’ottobre scorso si il movimento si è dichiarato in ribellione nei confronti dei Governi per la loro inerzia criminale nei confronti di adeguate politiche ambientali, al fine di proteggere la vita sulla terra.
Ad oggi le azioni di Extintion Rebellion sono stati interventi aventi come target specifico i palazzi governativi con atti di disobbedienza civile: centinaia di gruppi autonomi di Extintion Rebellion si sono formati in decine di paesi, ognuno con l’obbiettivo di esercitare pressioni nei confronti di Governi e amministrazioni co-responsabili, in maniera più o meno diretta, dei danni che sta subendo il pianeta.
Per chi avesse a cuore le tematiche ambientali e fosse interessato ad approfondire l’argomento, è possibile reperire su internet i contatti del movimento di Extintion Rebellion di riferimento in relazione al proprio paese o alla propria regione o città.
“We won’t stop until society changes course – until we all start heading for a better world and a brighter future”.
