Ultimamente si sente tanto parlare di approccio minimalista alla vita e del conseguente “decluttering” ovvero eliminare tutto il superfluo. Questa pratica che può sembrare a tratti incompatibile con il concetto di basso impatto, invece finisce con il conciliarsi perfettamente con il concetto di zero waste. Ecco come.
Cosa significa “declutter”
“Clutter” in inglese significa ingombro: de-clutter è dunque quel processo che ci consente di eliminare in maniera ragionevole tutto quanto esiste di superfluo nelle nostre vite di modo da lasciare più spazio a quanto riteniamo effettivamente significativo e che apporta valore. Ci consente di dedicare maggiore tempo ed energie a tutto ciò che per noi è importante. Ho già parlato approfonditamente di minimalismo in questo post e di tutti i benefici che esso apporta, non solo materiali ma anche emotivi all’esistenza: il minimalismo è infatti l’approccio che si pone in perfetta antitesi con il consumismo e tutti i danni che esso e la società improntata sull’usa e getta hanno provocato sia all’ambiente che al nostro stato d’animo, essendo una grande fonte di stress.
Ho recentemente letto come il disordine aumenta la produzione di cortisolo (l’ormone dello stress) e pertanto come l’odine e la pulizia ci consentano di ridurlo notevolmente. E’ abbastanza immediato comprendere che un ambiente con meno oggetti superflui agevoli questa pratica. Infatti il legame tra ambiente ed individuo per cui entrambi si influenzano a vicenda: un luogo salubre e pulito consente una qualità di vita migliore rispetto ad un ambiente caotico che si sporca più facilmente.
Come si concilia con l’intento del basso impatto ambientale
Tuttavia l’idea di “sbarazzarsi” di beni superflui può erroneamente essere associata alla produzione di rifiuti: questo è vero solamente se il “decluttering” viene effettuato in maniera irragionevole e irresponsabile. Come in tutto nella vita, è sufficiente applicare un po’ di buon senso alle proprie azioni.
Una volta selezionati tutti i beni di cui liberarsi (da vestiti, a libri ed oggetti) nel modo che riteniamo più opportuno e – soprattutto – un passo alla volta e non travolti dall’impeto che rischia di farci fare le cose male, bisogna ragionare sulla destinazione dei propri beni. Non è necessario trasformarli in rifiuti.
Molti beni si possono VENDERE: quelli in buone condizioni, così come tornaconto dall’eliminazione di qualcosa è possibile ricavare una piccola entrata da investire in altro (esperienze, cibo, attività…). In secondo luogo si possono REGALARE o SCAMBIARE. Con un gruppo di amiche organizziamo periodicamente degli “Swap Party”, ovvero delle occasioni in cui ci incontriamo ed ognuna di noi porta con sé tutti i beni di cui intende liberarsi: in sede di scambio è possibile dare via tutto ed eventualmente prendere, in maniera gratuita, qualcosa che riteniamo utile e necessario. Così ogni oggetto potrà assumere una nuova vita senza trasformarsi in rifiuto. Infine DONARE ad associazioni che si occupano di tutelare persone in stato di bisogno che sicuramente potranno trarre vantaggio ed utilizzo da beni che nelle nostre vite, invece , si rivelano non più necessari.
In questo modo è possibile cambiare approccio alla vita a trecentosessanta gradi, liberandosi del superfluo lasciando spazio a quanto riteniamo utile e che apporti un valore aggiunto alle nostre esistenze: una definizione che mi piace molto dell’approccio minimalista è quella che lo definisce una scelta quotidiana e consapevole delle cose a cui dare il permesso di entrare a far parte delle nostre vite. D’altro canto possiamo essere utili a terzi che possano usufruire dei beni che non ci sono più necessari, il tutto senza produrre rifiuti.
Perché è importante cambiare approccio
Nel momento storico che stiamo vivendo, ritengo che questo sia un approccio necessario: sperimentandolo pian piano in prima persona mi rendo sempre più conto di quanti benefici apporti alla mia vita ed al mio stato d’animo e dunque ritengo necessario condividere questo percorso affinché possa essere utile a qualcun altro per poter invertire la rotta.
Rimanendo sempre consapevoli che le abitudini sono quanto ci sia di più difficile da sradicare proprio in virtù del loro automatismo e dunque è importante darsi tempo ed imparare ad avere PAZIENZA, atteggiamento del quale dovremmo imparare a riappropriarci in questa società frenetica in cui (quasi) ogni desiderio è realizzabile con un click.
Un passo alla volta, è così che si percorrono le grandi distanze.