L’Autoproduzione è una valida strada da percorrere per ridurre il proprio impatto. Ogni individuo ha un impatto ambientale ed è partendo da piccoli gesti, modificando le nostre abitudini, che possiamo abbassarlo. La rubrica #diymonday si propone di divulgare buone pratiche di autoproduzione per sensibilizzare gli individui al fatto che molti consumi, spesso, sono superflui ed esistono molte alternative semplici, economiche e divertenti.
Impatto ambientale del dentifricio
Lavarsi i denti è qualcosa che ognuno di noi fa tutti i giorni, più volte al giorno. I tubetti di dentifricio, che una volta erano commercializzati in alluminio, adesso sono esclusivamente in plastica. Il motivo per cui il riciclo della plastica non è una risposta adeguata lo abbiamo già affrontato in questo post: la plastica è un materiale si, riciclabile, ma dopo pochi ricicli si deteriora e va smaltito nell’indifferenziato.
Quanto dura un tubetto di dentifricio? Diciamo circa un paio di settimane, per un totale di due al mese. Questo significa 24 tubetti di dentifricio prodotti come rifiuto all’anno da ogni individuo. Provate a pensare quanti tubetti di dentifricio all’anno diventano rifiuto solo nel vostro condominio, o nel vostro quartiere. Facendo questo calcolo, se si pensa a quanti tubetti di dentifricio diventano rifiuti ogni anno su scala globale, il numero è enorme.
Fortunatamente esistono sempre più modi per sopperire a questo tipo di rifiuto: si tratta di modificare le proprie abitudini ed il proprio approccio ai consumi. Non è facile poiché le abitudini sono gesti automatici, eppure un passo alla volta è possibile modificarle in maniera ecosostenibile.
Le alternative sul mercato
Il problema che si riscontra quando si decide di adottare alternative ai nostri consumi tradizionali, è la difficoltà di reperire alternative sul mercato. Essere consumatori responsabili vuol dire assumere consapevolezza sulla provenienza e sull’impatto del proprio consumo.
Le alternative che al momento esistono sul mercato sono
- dentifricio in pastiglie: la pastiglia si mastica e assume la consistenza del dentifricio. E’ generalmente venduto in contenitori di vetro quindi la plastica è del tutto esclusa dalla filiera produttiva.
- vuoto a rendere: dispenser di vetro che, una volta terminati, si riportano in negozio e viene detratto il loro costo al prezzo della confezione. Negozio Leggero, ad esempio, offre questo tipo di soluzione.
Queste sono tutte alternative più che valide, ma che talvolta hanno dei costi più alti. Se, infatti, per un capo di abbigliamento ad esempio è ragionevole spendere più soldi per la qualità, poiché è un acquisto che avviene sporadicamente, per i beni di consumo quotidiano il ragionamento è diverso. Comprare una maglietta a 30 € ma di buona qualità e prodotta in maniera sostenibile è preferibile rispetto ad acquistarne 20 da due euro, di scarsa qualità e non sostenibili. In questo modo modifico l’approccio, comprando meno e meglio. Per i beni che necessariamente si consumano su base quotidiana questo ragionamento non si può applicare. Se il mio dentifricio costa due euro, ma quello sostenibile nove, io spenderò ogni volta nove euro e non nove e questo non per tutti è sostenibile economicamente.
Autoproduzione di dentifricio
Una soluzione più semplice ed economica può essere quella dell’autoproduzione di dentifricio. Naturalmente, è una questione di gusti e magari non tutti apprezzano la consistenza del dentifricio home-made, ma consiglio di provarlo: potreste scoprire di trovarvi molto bene e ottenere diversi vantaggi.
- Economia: il costo delle materie prime si abbatte notevolmente.
- Semplicità: il procedimento dura circa un minuto. E un minuto libero di tempo è possibile trovarlo.
- Salute: sappiamo esattamente quali sono le materie prime che utilizziamo e non rischiamo di assumere agenti chimici e nocivi, tipici dei prodotti industriali della grande distribuzione.
- Ambiente: è possibile acquistare tutti gli ingredienti sfusi senza imballaggio, tutelando l’ambiente. Inoltre anche il prodotto in sé non è inquinante nelle tubature.
Ingredienti e procedimento per l’autoproduzione di dentifricio

Argilla bianca (si trova sfusa al negozio leggero oppure in erboristeria): tre cucchiai in una ciotola.
Bicarbonato di sodio (si trova al supermercato meglio acquistarlo in cartone che in plastica): aggiungerne all’argilla un cucchiaio.
Olio di cocco (venduto sfuso al negozio leggero. Anche l’olio di cocco alimentare in vetro del supermercato è ottimo. Meglio bio): aggiungerne tre o più cucchiai, mescolare per creare una crema.
Olio essenziale al tea tree e alla menta piperita: aggiungerne un paio di gocce di menta per dare il sapore rinfrescante e un paio di tea tree che è anti-batterico.
Essendo un prodotto naturale, la consistenza cambierà con la temperatura dell’ambiente: d’estate sarà più morbido e di inverno più solido. E’ possibile modificare la consistenza, modificando le dosi dell’olio di cocco.
I gusti sono gusti e per me questa è stata la soluzione ottimale: veloce, naturale, economica e molto efficace. Se utilizzato con uno spazzolino di legno o bamboo che quindi si smaltisce nell’organico, è ancora meglio!
Sono piccoli gesti eppure, se ipotizzati su larga scala, possono fare una grande differenza!