“E’ tutta propaganda”: mi è capitato di udire anche affermazioni di questo tenore, in relazione all’emergenza climatica. Posto che sono la prima a sostenere la necessità di formare le proprie opinioni alla luce del senso critico e della logica, il negazionismo verso l’emergenza climatica che ci attanaglia mi pare a dir poco irragionevole. E’ sufficiente un po’ di buon senso per rendersi conto che avanti così, non è possibile andare. Ecco perché trovo importante condividere quanto affermato da alcuni scienziati (11mila per la precisione) in relazione alla situazione ambientale attuale.
La prima Conferenza Mondiale sul Clima a cui hanno partecipato scienziati da oltre 50 nazioni, ha avuto luogo nel 1979 a Ginevra: già all’epoca si era sollevata la necessità di agire in vista degli allarmanti cambiamenti climatici che stavano avendo luogo. Successivamente, tale emergenza è stata sollevata ancora nel 1992 al Summit di Rio, nel Protocollo di Kyoto del 1977 e negli Accordi di Parigi del 2015. Da ultimo, il Dr. William J. Ripple, affermato ricercatore e Professore di ecologia all’ Oregon State University, già il 13 novembre del 2017 aveva pubblicato, assieme ad altri esperti, il documento “Global Scientists ‘Warning to Humanity’: A second Notice”, in cui si dimostra – con dati scientifici alla mano – che l’umanità si sta decisamente dirigendo nella direzione sbagliata. L’articolo dichiara che “Al fine di prevenire miseria e catastrofiche perdite per la biodiversità del pianeta, l’umanità ha il dovere di percorrere strade ambientalmente più sostenibili di quanto sia mai avvenuto prima” . Infine l’Intergovernamental Panel on Climate Changes (IPCC) nel 2018 ha pubblicato un report spaventoso sulla drammatica situazione ambientale attuale a livello mondiale.

Il 05 novembre 2019 è stato pubblicato sulla rivista Bioscience il monito della più autorevole comunità scientifica in relazione alla situazione ambientale attuale: potete leggere il documento originale a questo link (vivamente consigliato).
Il documento si apre con il seguente monito: “Gli scienziati hanno un dovere morale ad avvertire chiaramente l’umanità di qualsivoglia imminente minaccia di catastrofe ambientale “per quella che è”. Sulla base di questo impegno morale e degli indicatori di seguito esposti, dichiariamo, con la sottoscrizione di oltre 11mila scienziati da tutto il mondo, chiaramente ed inequivocabilmente che il pianeta terra sta affrontando una vera e propria emergenza climatica“.
In questo stesso rapporto, gli scienziati firmatari si mettono a disposizione per supportare con le proprie competenze tecniche e scientifiche, chiunque si trovi in posizioni apicali nei governi dei vari paesi disposti a prendere provvedimenti urgenti, per assicurare un futuro all’umanità. Questo documento è caratterizzato da una comunicazione chiara e semplice, poiché è necessario che venga compreso da chiunque, anche dai non tecnici del mestiere, al fine di rendere le informazioni più accessibili possibili e sollevare consapevolezza in relazione l’emergenza climatica che talvolta ancora finiamo con il sottovalutare.
Le drastiche raccomandazioni degli scienziati
Il fatto che la situazione ambientale del pianeta sia un disastro, non è un segreto: in questo documento il Dr. Ripple ed i colleghi scienziati, in linea con i rapporti dell’IPCC, provvedono a indicare alcune azioni drastiche e fondamentali da mettere in pratica come unica via per invertire la tendenza della crisi ambientale.
- Il primo importante punto affrontato è l’ENERGIA: i combustibili fossili andrebbero interamente sostituiti da energie ricavate da fonti rinnovabili, ovvero tutte quelle forme di energia inesauribili messe a nostra disposizione dalla natura come ad esempio le le risorse idriche ed eoliche. Le energie fossili dovrebbero rimanere nel sottosuolo e i governi dovrebbero provvedere al taglio di sussidi forniti alle compagnie petrolifere, imponendo tasse sul carbonio elevate al punto da scoraggiarne l’utilizzo.
- In secondo luogo, la rapida e massima riduzione di emissioni di METANO e polveri sottili: questo punto sarebbe di per sé sufficiente a ridurre di oltre il 50% la tendenza al riscaldamento globale a breve periodo.
- Terzo: ripristinare e proteggere tutti gli ecosistemi naturali come le FORESTE, in primis, ma non solo, affinché questi luoghi possano assorbire e trasformare l’anidride carbonica presente nell’atmosfera.
- Quarto punto, il CIBO: ricollegandosi al rapporto dell’IPCC del 2018, le dinamiche alla base del nostro sistema alimentare stanno letteralmente erodendo le riserve del pianeta. E’ indispensabile riavvicinarsi ad una dieta maggiormente improntata al consumo di vegetali con una drastica riduzione delle carni provenienti da allevamenti intensivi. Questo ridurrebbe senza dubbio le emissioni di metano e altri gas nocivi per l’atmosfera, ed il cibo coltivato potrebbe nutrire molti più esseri umani rispetto a quello che si consuma per nutrire il bestiame da macello che, in proporzione, è in grado di nutrire decisamente meno individui.
- Quinto: l’ECONOMIA. Il sistema economico su cui la nostra società si basa si è rivelato fallimentare sotto diversi punti di vista: posto ciò, secondo gli scienziati firmatari del documento, sarebbe necessario ridefinire gli obbiettivi, innanzi tutto puntando ad un’economia carbon-free. Lo sfruttamento delle risorse, infatti, non è più sostenibile. E’ stato pubblicato su Nature Climate Change da un team di ricercatori internazionali uno studio che spiega come la crisi climatica coinvolgerà anche le banche ed il mondo della finanza.
- Ultimo punto: la POPOLAZIONE. E’ in costante aumento (oltre 200.000 persone al giorno) e, anche su questo punto, potrebbe esserci la necessità di un cambio di rotta.

Il documento si conclude con parole molto chiare: è indispensabile cambiare adesso. Alcuni governi stanno già iniziando a dichiarare lo stato di emergenza climatica, i ragazzi di tutto il mondo protestano chiedendo l’intervento di coloro al potere nel modificare le politiche ambientali. Sempre più associazioni e movimenti di cittadini dal basso esigono cambiamenti e sia amministrazioni locali che aziende iniziano a rispondere. “In quanto Alleanza di Scienziati Mondiali, ci dichiariamo pronti ad assistere tutti coloro all’apice di processi decisionali in questa fase di transizione verso un futuro che sia sostenibile. E’ necessario che la magnitudine della crisi climatica venga profondamente compresa sia nel settore pubblico che in quello privato. La buona notizia è che questi cambiamenti, se posti in essere, possono assicurare un futuro migliore di quello che si prospetta ora”. Sostanzialmente, gli scienziati sono positivi in relazione alla possibilità di salvare il pianeta, all’unica condizione che tutti coloro che si trovano, adesso, nella posizione di poter scegliere di adottare politiche volte a tutelare l’ambiente, assumano provvedimenti concreti senza ulteriori indugi.
La posizione dell’Italia
Per quanto riguarda l’Italia, all’ordine del giorno c’è il PIANO NAZIONALE INTEGRATO ENERGIA E CLIMA 2030 (PINEC): che potrebbe segnare l’inizio di un cambiamento nella politica energetica e ambientale del nostro Paese. Questo piano è strutturato in 5 linee di intervento: dalla decarbonizzazione all’efficienza e sicurezza energetica, passando attraverso lo sviluppo del mercato interno dell’energia, della ricerca, dell’innovazione e della competitività. L’obbiettivo è una transizione verso politiche sostenibili ambientali, sociali ed economiche.
Si, però…
La comunità scientifica si è schierata in maniera ancor più netta e drastica, offrendo il proprio ausilio a chiunque ne richieda il supporto. Sappiamo che in realtà non è la prima volta che la scienza si dichiara a disposizione dei governi nella predisposizione di adeguate politiche ambientali.
Seppur dunque questo documento conferisca ancor più autorevolezza e basi scientifiche a sostegno di una situazione che è sotto gli occhi di tutti, quello che mi domando è: fino a che punto potrà essere efficace?
Mi spiego: questo documento, di grandissima importanza, di per sé non è sufficiente a modificare lo status quo.
E’ necessario, adesso, che ad attivarsi in maniera concreta siano i governi e le aziende: qualora ciò non dovesse accadere con tempistiche adeguate, saremmo veramente nei guai.
Questo è il motivo per cui non mi stanco di ripete che si, seppur cambiamenti provenienti dall’alto siano indispensabili, nell’attesa che ciò avvenga, è necessario imparare a ridurre al minimo il nostro impatto individuale.
Che differenza farà mai una persona? Tanta, se si pensa che la società altro non è che la somma di tanti individui.
Come ridurre l’impatto? Attraverso le nostre scelte quotidiane. Attraverso i nostri consumi: le nostre scelte di mercato sono quanto di più potente ci sia per fare pressione sulle produzioni dei mercati.
Il mercato risponde alla domanda del consumatore: se il consumatore modifica la propria domanda, il mercato cambia l’offerta.
Se pensate che modificare le proprie abitudini sia un sacrificio troppo grande, vi consiglio vivamente di leggere “Possiamo salvare il mondo prima di cena” di J. Safran FOER, offre ottimi spunti di riflessione a riguardo.
E mentre rimaniamo in attesa che i nostri governi assumano provvedimenti concreti, così come indicato dagli oltre 11mila scienziati che hanno sottoscritto il documento citato, ricordiamoci che in qualità di consumatori abbiamo un potere enorme nelle nostre mani: usiamolo.